Sostenibilità e i macchinari giusti guidano il Consorzio nella promozione della filiera bosco-legno

By Martina Valentini, GreenPress EnvironMedia

Sustainable Forest Management in Alta Val di Susa

Video: Matteo Berlenga

 

La gestione sostenibile del patrimonio boschivo è la missione principale del Consorzio Forestale Alta Val di Susa che da vent’anni si affida alla strumentazione Wood-Mizer. L’obiettivo è duplice: prevenire i danni ambientali e valorizzare il legno.

 

 

“Un bosco ben gestito è una parte importante dell’economia locale”. Soprattutto quando è possibile “fruire dei suoi servizi in modo eco-sostenibile e in tutte le stagioni”. Parola di Alberto Dotta, direttore del Consorzio Forestale Alta Val di Susa di Oulx che, da tempo, opera nella gestione del patrimonio naturale e valorizzazione della filiera produttiva ad esso collegata. Le sfide, in questo senso, non mancano di certo. In un mondo sempre più colpito dagli effetti del cambiamento climatico, ovvero dalla crescente incidenza dei fenomeni naturali più severi, la gestione del bosco non è più soltanto una missione ideale. “La riduzione dei rischi naturali significa un risparmio sugli interventi successivi di gestione e ripopolamento”, precisa ancora Dotta. Come dire: dalla protezione della natura all’equilibrio dell’economia. O, se preferite, dalla valorizzazione del patrimonio forestale allo sviluppo delle potenzialità della catena produttiva. Una danza tra elementi diversi che coinvolge materia, tecnica, impegno e numeri. E che, da queste parti, si ripete con successo ormai da tempo.

 

 

Dall’equilibrio del bosco al benessere della comunità

Fondato nel 1953, il Consorzio gestisce le proprietà silvo-pastorali di 14 comuni dell’alta valle distribuite su 18mila ettari di bosco. Le operazioni, fondate sui principi della gestione sostenibile, includono la pianificazione e gli interventi di tutela forestale che spaziano dalla silvicoltura alla manutenzione dei sentieri. Tra i compiti più rilevanti emersi negli anni c’è la prevenzione dei rischi naturali. Il Consorzio, in altre parole, si impegna direttamente nella riduzione del rischio associato a fenomeni come alluvioni, frane, valanghe e incendi. E sono proprio queste attività a fare da filo conduttore all’interno di un sistema fatto di natura e insediamenti dove la salute delle foreste di abeti, pini e larici si intreccia con la qualità della vita delle comunità locali.

“Gestire bene un bosco significa fare in modo che le sue funzioni – dalla produzione del legno alla conservazione della biodiversità - siano costanti e stabili nel tempo” spiega Dotta. “Attualmente, insieme all’Università di Torino, stiamo lavorando su un’area sperimentale per definire i migliori interventi di prevenzione degli incendi”. Una delle soluzioni più interessanti consiste nel ridimensionamento della biomassa: “riducendo del 30-40% la sua presenza”, prosegue, “possiamo cambiare le caratteristiche dell’incendio con la possibilità, quindi, di domare le fiamme lungo le linee di viabilità che, da parte loro, si trasformerebbero in vere e proprie linee tagliafuoco”. Il principio della prevenzione resta decisivo: la protezione del suolo garantisce resilienza generando un beneficio per il bosco e i residenti locali.

 

 

Il Consorzio e Wood-Mizer, 20 anni di fedeltà

All’inizio degli anni 2000 il consorzio si è trasformato in azienda speciale ponendosi l’obiettivo di valorizzare la filiera del legno. L’idea di partenza consisteva nell’ottimizzazione dell’uso della materia prima per eseguire interventi diretti sul territorio come la creazione di aree attrezzate e la costruzione di ponti e infrastrutture rispondendo così alle esigenze delle amministrazioni comunali. “È stato in quel momento – spiega ancora Dotta – che abbiamo iniziato a investire in macchinari adatti a partire dalla segatronchi Wood-Mizer modello LT20. Questo strumento ci consente tuttora di creare manufatti e semilavorati agevolandoci nei lavori di manutenzione di ponti, passerelle e staccionate”.

Agilità, lascia intendere il direttore del Consorzio, è la parola chiave. Il macchinario scelto, sostiene l’azienda, è pensato soprattutto per operatori che puntano a un alto livello di produttività ma non necessitano di strumenti di grandi dimensioni. Progettata per tagliare tronchi con un diametro che può raggiungere gli 80 centimetri e una lunghezza di quasi 8 metri e mezzo, la LT20 è dotata di misuratore di taglio elettronico Setworks e di un serbatoio di acqua per lubrificare direttamente la lama. “I suoi pregi – aggiunge Dotta - sono numerosi. Piccola, agile e comoda, la segatronchi si è rivelata utile sia nei cantieri mobili sia nel suo uso statico all’interno del nostro piazzale di lavorazione principale. Insomma, si è dimostrata versatile e affidabile negli anni”.

 

 

Dallo sviluppo della filiera un’opportunità per l’occupazione

Col tempo l’impegno del Consorzio si è fatto sempre più intenso, segno che le prospettive di sviluppo per il settore non sono mai mancate. In questo modo, la missione di tutela del patrimonio boschivo ha potuto estendersi alle operazioni di filiera conciliando gli obiettivi di valorizzazione con la logica della sostenibilità Molto, ad esempio, è stato fatto sul fronte della certificazione con l’obiettivo di favorire una strategia di rete con i comuni. Il Consorzio, in particolare, ha aderito al PEFC, uno dei più diffusi schemi di certificazione per la gestione forestale sostenibile. In questo modo, l’azienda speciale ha potuto “garantire” le proprietà forestali dei comuni in cui opera facilitando così l’approvvigionamento della materia prima e la soddisfazione dei parametri ambientali richiesti dalle amministrazioni. Il materiale pensato per le diverse destinazioni – dalla legna da ardere al cippato, dall’arredo esterno ai segati – è classificato inoltre in base al suo “valore tecnologico” consentendo così agli operatori di fornire materiale di qualità all’interno di una filiera corta.

Infine i numeri. Che, ovviamente, sono decisivi. Valorizzare la materia prima, infatti, significa creare maggiori opportunità per il settore e i suoi lavoratori. Un aspetto ben noto al Consorzio, come conferma ancora una volta Dotta: “Il valore di un tronco in piedi in un bosco di larici si aggira sugli 80-90 euro al metro cubo” spiega. “Noi acquistiamo materiale di valore inferiore con un prezzo compreso tra i 25 e 30 euro che, dopo la lavorazione, può assumere un prezzo pari a 600 euro per metro cubo. È la dimostrazione che grazie alla pianificazione si possono creare grandi benefici all’interno della filiera con ricadute positive in termini di occupazione”. Ad oggi, conclude il direttore, gli operai al lavoro nel Consorzio sono più di venti. A inizio anni ‘90 erano appena quattro.

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